FONTE:  ITALIA OGGI

 

Nonostante le numerose regole in vigore, circa il 60 per cento delle acque di superficie europee e il 25 per cento delle falde non sono all”altezza degli standard. La responsabilita’ va cercata soprattutto dell’agricoltura intensiva e nell’uso massiccio di pesticidi. Comincia in Francia e nei Paesi Bassi la nostra inchiesta sullo stato della nostra risorsa piu’ preziosa.
Dalle spiagge della Bretagna, in Francia, alle falde acquifere dell’Aragona, Spagna; dalle fertili pianure dei Paesi Bassi alle colline del prosecco in Italia: abbiamo esplorato le carenze delle politiche di protezione dell”acqua nell”Unione europea. Le norme europee, benche’ molto avanzate, sono difficili da applicare a causa delle lacune nel monitoraggio e della limitata disponibilita’ di dati; per parte sua l’industria e’ riuscita a bloccare testi di legge importanti sfruttando le lacune della scienza, a fronte di un impatto reale dell”inquinamento sulla vita delle comunita’ e sugli ambienti acquatici di tutta Europa.

Nella prima di questa inchiesta partiamo dai Paesi Bassi per poi spostarci nel Nord della Francia: qual e’ l’impatto dei pesticidi sull’acqua e sulla nostra salute?

”Perche’ non assistiamo a una moria di pesci in Europa? Perche’ l’inquinamento e’ molto piu’ sottile, ma onnipresente. Non si vede, non se ne sente l’odore, quindi si pensa che l’acqua sia buona”, afferma Martina Vijver, ecotossicologa e, dal 2017, docente all’Universita’ di Leida, nei Paesi Bassi. Vijver lavora al Living Lab, che consiste in una serie di bacini contenenti colonie di vari organismi, in cui vengono simulate le condizioni reali degli ambienti acquatici. Mentre in un laboratorio standard gli organismi vengono sottoposti a una sostanza alla volta, nel Living Lab entrano in gioco piu’ elementi interconnessi, proprio come in natura.

“I test di laboratorio convenzionali sono validi perche’ forniscono uno screening rapido che si puo’ replicare in qualsiasi parte del mondo. Ma non riproducono una situazione reale. Se sei ben nutrito, non hai bisogno di scappare dai predatori e un ricercatore ti tratta bene, questo influenzera’ la tua risposta alle sostanze tossiche”, spiega Vijver. La ricercatrice fa un paragone con la differenza tra stare in una piccola stanza con un’altra persona e stare in un gruppo numeroso: il calore, il fumo di sigaretta e il rumore ci colpiscono in modo diverso in questi due scenari, e piu’ grande e’ il gruppo, maggiore e’ il rischio di finire disidratati e di andarsene con il mal di testa.

Martina Vijver al Living Lab di Leida (Paesi Bassi), agosto 2022. | Foto: Jelena Prtoric
Nel Living Lab Vijver introduce nell’ambiente diversi inquinanti prodotti dall’uomo e ne analizza l’impatto sulle connessioni tra gli organismi acquatici. In un esperimento con il neonicotinoide thiacloprid, un insetticida, Vijver e il suo team hanno osservato un drastico calo del numero di “tutti i gruppi di specie studiati, come libellule, coleotteri e caddisfidi”.

Secondo la Direttiva quadro sulle acque dell’Ue, la biologia acquatica e’ uno dei parametri esaminati nel corso della valutazione della qualita’ dell’acqua. La valutazione dello stato ecologico si concentra su piante e animali acquatici selezionati (generalmente fitoplancton, flora acquatica bentonica, invertebrati bentonici e pesci), che vengono utilizzati come indicatori dello stato generale del corpo idrico.

La valutazione si basa generalmente sulla composizione e sull’abbondanza delle specie ma Vijver avverte che la sola abbondanza puo’ essere fuorviante. “Se dopo [l’applicazione di un inquinante] si puo’ contare lo stesso numero di specie di prima, non significa che la connessione tra gli organismi acquatici sia rimasta la stessa”. Ad esempio, la moltiplicazione delle alghe e’ solitamente causata da un eccesso di nutrienti. Ma in alcuni casi i livelli di nutrienti non sono cambiati. “Quindi forse un altro inquinante ha influenzato la popolazione di organismi che si nutrono di alghe. Quindi, le alghe fioriscono e di conseguenza si ripercuotono sull’intera comunita’”, spiega Vijver.

In ambienti in cui gli organismi devono affrontare una serie di fattori di stress – non solo l’inquinamento chimico, ma anche quello acustico o la siccita’ – e’ impossibile sapere fino a che punto l’equilibrio di un ambiente acquatico debba essere impattato prima di raggiungere un “punto di svolta”. Nel suo libro Silent Spring, pubblicato nel 1962, la biologa Rachel Carson ha evocato l’immagine di una comunita’ che raggiunge quel punto critico. Da un giorno all’altro la vita in una citta’ fatta di fattorie prosperose, frutteti e corsi d’acqua puliti e ricchi di pesci cambia. Gli uccelli smettono di cantare, le piante appassiscono, i pesci muoiono e gli agricoltori si ammalano.

La citta’ immaginata da Carson rappresentava un mosaico di disgrazie vissute da diverse comunita’ in tutti gli Stati Uniti a causa degli effetti nocivi dei pesticidi messi sul mercato senza un’adeguata regolamentazione. Il suo libro provoco’ una levata di scudi nell’industria e in parte della comunita’ scientifica e porto’ alla nascita di movimenti che chiedevano una migliore protezione e regolamentazione delle sostanze chimiche.

A distanza di quarant’anni, i nostri campi sono ancora fertili, le popolazioni di uccelli sono diminuite ma non sono scomparse del tutto, i pesci popolano ancora le nostre acque e l’Unione europea si vanta di avere “le leggi sui pesticidi piu’ severe al mondo”.

Chi ha il potere di fare qualcosa al riguardo? Due scienziati tedeschi hanno cercato di capire perche’ non viene intrapresa un’azione politica piu’ incisiva. In linea di massima, i paesi dell’Ue possono essere divisi in tre gruppi, nessuno dei quali sta spingendo attivamente per ottenere regolamenti piu’ severi.

“Nell’Ue, ci sono paesi come la Germania che pensano di avere un buon sistema normativo e di fare abbastanza; c’e’ un gruppo dell’Europa orientale che sostiene di aver bisogno di un’agricoltura industriale con pesticidi e fertilizzanti per mettersi al passo con i paesi piu’ sviluppati e il gruppo del sud che tende a dire che sta nutrendo la parte settentrionale dell’Europa, quindi non dovrebbe essere incolpato da solo per l’uso dei pesticidi”, afferma Frank Hüsker, scienziato politico e ricercatore presso il Centro Helmholtz per la Ricerca Ambientale di Lipsia.

Hüsker e il suo collega Robert Lepenies, presidente della Karlshochschule International University, hanno studiato il motivo per cui l’inquinamento dei corpi idrici con i pesticidi persiste, nonostante le normative severe. “Volevamo capire l’aspetto politico”, ha spiegato Lepenies. Per spiegare il motivo per cui persiste l’ampio uso di pesticidi, i ricercatori hanno utilizzato il concetto di “blocco normativo”, ovvero il modo in cui “l’inerzia di tecnologie, istituzioni e comportamenti limita individualmente e interattivamente la velocita’ delle trasformazioni sistemiche”.

Il primo blocco e’ dovuto ai modelli di utilizzo dei terreni nell’Ue, che sono pesantemente sovvenzionati dalla politica agricola dell’Ue, che premia le aree coltivate piu’ grandi, conferendo agli attori agricoli un ruolo importante a livello europeo. Inoltre, gli interessi dei consumatori in materia di sicurezza alimentare e di autarchia sono considerati fattori estremamente importanti.

“Un’argomentazione utilizzata sia a Bruxelles che in Germania e’ che l’Ue ha il miglior sistema normativo al mondo e che se si rafforzassero ulteriormente le norme sui pesticidi ci sarebbe a un aumento delle importazioni di prodotti alimentari”, afferma Hüsker.

L’argomento della sicurezza alimentare viene utilizzato anche dall’industria dei pesticidi per chiedere ritardi nell’introduzione di diverse misure ambientali. L’osservatorio delle lobby europee con sede a Bruxelles, Corporate Europe Observatory, ha mostrato come l’industria cerchi di minare la nuova politica agricola sostenibile dell’Ue, Farm to Fork, con tattiche “che vanno dall’allarmismo con ‘studi d’impatto’, alla mobilitazione di paesi terzi (in particolare gli Stati Uniti) per esercitare pressioni sull’Ue, fino a distrarre i decisori con impegni volontari o altre false soluzioni”.

Un altro importante blocco deriva dal quadro normativo che circonda l’autorizzazione delle sostanze. L’intero discorso sulle sostanze e’ ermetico e complicato ed e’ accessibile solo a una ristretta cerchia di esperti. “Per entrare in una stanza dell’Autorita’ europea per la sicurezza alimentare, devi avere una laurea in ecotossicologia”, scherza Lepenies. “Ci affidiamo agli scienziati perche’ ci spieghino cosa sta succedendo. E i dati da soli non rispondono alla domanda. Il pubblico generale non sa necessariamente come interpretarli”, aggiunge.

“E’ stato uno sforzo enorme. Se si sommano tutti i viaggi che abbiamo fatto per raccogliere i campioni, la distanza e’ pari a due volte e mezzo il giro del mondo”, spiega Liess. Ma ne e’ valsa la pena, secondo Liess, perche’ i risultati sono sorprendenti: “Le concentrazioni di pesticidi misurate superavano le concentrazioni regolamentari accettabili nell’81 per cento dei corsi d’acqua agricoli! Inoltre, in circa l’80 per cento dei corsi d’acqua abbiamo riscontrato forti effetti sulla comunita’ degli invertebrati. Secondo la Direttiva Quadro sulle Acque, non dovrebbe esserci un tale cambiamento su quelle specie”, ha dichiarato.

I pesticidi – definiti “prodotti fitosanitari” – vengono utilizzati sulle colture per eliminare erbe infestanti o parassiti. Tra questi vi sono gli erbicidi (che agiscono contro le erbe infestanti), gli insetticidi (contro gli insetti), i fungicidi (contro le malattie fungine), i molluschicidi (contro le lumache), gli acaricidi (contro gli acari), i rodenticidi (contro i roditori dannosi) e i regolatori di crescita (controllano i processi biologici).
Secondo il principio di precauzione sancito dal Trattato sul Funzionamento dell’Ue, “se e’ possibile che una determinata politica o azione possa causare danni al pubblico o all’ambiente e se non c’e’ ancora un accordo scientifico sulla questione, la politica o l’azione in questione non dovrebbe essere attuata”. Il principio di precauzione si applica anche al regolamento sull’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari.
Nell’Unione europea, i pesticidi sono regolamentati a due livelli: le sostanze attive sono approvate a livello europeo, mentre gli stati membri autorizzano i prodotti che contengono le sostanze attive approvate. I principi attivi approvati non devono avere effetti nocivi immediati o ritardati sulla salute umana o animale, direttamente o attraverso l’acqua potabile, gli alimenti, i mangimi o l’aria, attraverso l’esposizione sul posto di lavoro o attraverso effetti cumulativi e sinergici, e non devono avere effetti inaccettabili sull’ambiente (ad esempio, per quanto riguarda la biodiversita’). Tuttavia, l’attuale regolamento presenta diverse lacune. Come sottolinea l’Ong Pesticide Action Network, la maggior parte dei dati contenuti nei dossier sono forniti dalle aziende produttrici di pesticidi; i rapporti completi degli studi di tossicita’ necessari per l’approvazione dei pesticidi non sono generalmente pubblicati e non possono essere valutati da esperti indipendenti o dal pubblico in generale; inoltre, non c’e’ l’obbligo di registrare preventivamente i test e di riportarne tutti i risultati. Questo consente all’industria di “scegliere” quali studi includere, o quali effetti avversi segnalare e quali nascondere, al fine di influenzare le conclusioni della valutazione.
Ma la perdita di biodiversita’, anche se non visibile a un occhio inesperto, e’ nota e ampiamente documentata. Un rapporto del 2019, Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services, pubblicato dall’organismo intergovernativo indipendente Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), ha rilevato che, a livello globale, il 75 per cento della superficie terrestre e’ significativamente alterato, il 66 per cento della superficie oceanica subisce impatti cumulativi crescenti e oltre l’85 per cento delle zone umide (per superficie) e’ andato perso. Le acque interne e gli ecosistemi d’acqua dolce mostrano tassi di declino tra i piu’ alti mai osservati.
La percentuale di declino della biodiversita’ indica che, su circa 8 milioni di specie animali e vegetali (il 75 per cento delle quali sono insetti), circa 1 milione e’ a rischio di estinzione. Nell’Ue, secondo i dati riportati sul sito della Commissione europea, l’81 per cento degli habitat e’ in cattivo stato. Il legame tra i pesticidi e la perdita di biodiversita’ non e’ oggetto di discussione nella comunita’ scientifica, eppure le vendite di pesticidi nell’Ue sono rimaste stabili nell’ultimo decennio.
L’esperimento evidenzia anche i difetti del modo in cui il monitoraggio viene solitamente eseguito. Non c’e’ garanzia che le misurazioni abituali coincidano con i periodi di forti piogge, quando i pesticidi vengono lavati via dai campi e le loro concentrazioni raggiungono il picco nei corsi d’acqua. Inoltre, e’ probabile che i piccoli corsi d’acqua siano esclusi dalle misurazioni nazionali, poiche’ il monitoraggio delle acque e’ spesso riservato ai corpi idrici piu’ grandi (anche se i corsi d’acqua piu’ piccoli sono, come dice Liess, “estremamente importanti, come i capillari del nostro corpo”, che trasportano l’ossigeno – ma anche le tossine – attraverso il nostro sistema). Inoltre, c’e’ la questione delle concentrazioni, dei parametri utilizzati per misurarle e di cosa viene misurato in primo luogo.

Secondo la legislazione dell’Ue, gli stati membri devono monitorare una serie di sostanze prioritarie (principalmente pesticidi, sostanze chimiche industriali e metalli, nel caso delle acque superficiali, oltre ai nitrati e alle sostanze attive dei pesticidi nelle acque sotterranee), i cui standard di qualita’ o valori soglia stabiliti dalla legislazione non devono essere superati.

Ma alcune delle sostanze elencate, come il pesticida atrazina, sono state vietate nell’Ue da decenni, mentre i livelli di soglia per altre sostanze non sono stati aggiornati in base ai livelli scientificamente determinati come sicuri. Nell’ottobre del 2022, la Commissione europea ha proposto un aggiornamento degli inquinanti idrici da controllare piu’ rigorosamente nelle acque superficiali e sotterranee, aggiungendo 25 nuove sostanze all’elenco, tra cui una serie di pesticidi e i loro metaboliti (l’erbicida glifosato e’ probabilmente il piu’ conosciuto). La nuova proposta non richiede tuttavia l’uso di tecniche di screening per monitorare l’effetto che potrebbe avere la miscela di sostanze.

“La maggior parte delle sostanze sono state aggiunte come sostanze singole, e questo comporta il rischio che quelle regolamentate vengano sostituite da altre con effetti simili, ed e’ gia’ noto che le singole sostanze possono avere effetti negativi se presenti nelle miscele (anche se ogni sostanza e’ presente a una concentrazione soglia ‘sicura’ o inferiore)”, spiega Sara Johansson dello European Environmental Bureau, una rete di organizzazioni ambientaliste europee. Gli effetti delle miscele potrebbero anche spiegare il declino del numero di alcuni organismi acquatici, mentre alcuni effetti delle miscele sono stati associati alla neurotossicita’ o a effetti sulla regolazione endocrina e/o sulla riproduzione in modelli animali e umani.

“Come esseri umani, non dobbiamo necessariamente preoccuparci della scomparsa degli organismi sensibili nei corsi d’acqua, anche se questo va contro la Direttiva Quadro sulle Acque. Ma se gli organismi non sono piu’ presenti a causa dell’inquinamento da pesticidi, esiterei a bere quell’acqua”, afferma Liess.

In Europa, generalmente non consumiamo acqua potabile grezza: arriva nelle nostre tubature solo dopo vari gradi di trattamento. Ma nel settembre del 2022, il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un rapporto che mostra che almeno 12 milioni di persone – circa il 20 per cento della popolazione – in Francia hanno consumato acqua con un eccesso di pesticidi e dei loro metaboliti (sostanze che si formano durante il processo di degradazione metabolica dei pesticidi nelle piante o nell’ambiente). Se la notizia della presenza di pesticidi nell’acqua e’ stata uno shock per una parte piu’ ampia della popolazione, diverse organizzazioni solo mobilitate da anni contro l’inquinamento da pesticidi nell’acqua potabile.

Nel marzo del 2022, circa 300 persone si sono riunite per denunciare la qualita’ dell’acqua nella zona di Nort-sur-Erdre, una citta’ di circa 9mila persone, situata a circa 40 chilometri dal porto di Nantes, nell”Est della Francia. Il bacino idrografico del Plessis-Pas-Brunet, fuori dalla citta’, rifornisce di acqua potabile circa 80.000 abitanti, nei quali nel 2016 e’ stato trovato il metabolita (S)-Metolachlor. Il fornitore regionale di acqua Atlantic’Eau ha avviato un aggiornamento dell’impianto di trattamento dell’acqua per poter eliminare correttamente il metabolita.

I pesticidi in Francia sono monitorati dalle autorita’ sanitarie regionali (Agences re’gionales de Sante’, ARS), che stabiliscono un elenco di molecole da monitorare, mentre anche le reti di acqua potabile effettuano i propri controlli. Il fatto che i pesticidi nell’acqua potabile non siano stati scoperti in tutta Europa non significa necessariamente che i gestori dell’acqua francese stiano facendo un pessimo lavoro, ma potrebbe semplicemente indicare la mancanza di dati in altri paesi.

Una valutazione del 2016 della Direttiva sull’acqua potabile, che regolamenta la sicurezza dell’acqua a livello europeo, ha evidenziato che il 40 per cento delle piccole zone di approvvigionamento idrico, che servono circa 65,5 milioni di persone (il 13 per cento della popolazione dell’Ue), non erano conformi alle norme della direttiva, e che il 19 per cento non era monitorato secondo le norme della direttiva.

Il rapporto ha inoltre evidenziato disposizioni di monitoraggio poco flessibili e non efficaci dal punto di vista dei costi, elenchi di inquinanti non aggiornati regolarmente e inquinanti emergenti, alcuni dei quali rappresentano una potenziale minaccia per la salute umana (come gli interferenti endocrini), non monitorati. La nuova revisione della direttiva, prevista per il 2021, dovrebbe risolvere alcuni dei problemi evidenziati, in particolare grazie all’aggiunta di altre sostanze all’elenco di monitoraggio.

“La cosa piu’ efficace e’ affrontare l’inquinamento alla fonte”, afferma Daniel Petry di EurEau, la Federazione europea delle Associazioni nazionali dei Servizi Idrici, che rappresenta i fornitori nazionali di servizi di acqua potabile e reflua, sia pubblici che privati, di 30 paesi. “Oggi siamo in grado di rilevare pesticidi e metaboliti nell’acqua potabile a concentrazioni molto basse, ma il problema e’ che sono difficili da eliminare. I fornitori di acqua devono sviluppare soluzioni ad alta tecnologia per purificare l’acqua e rimuovere queste sostanze. L’eliminazione e’ molto costosa e puo’ essere ad alta intensita’ energetica”, sottolinea Petry.

Nell’ottobre del 2022, il Parlamento europeo ha votato una revisione della legislazione sulle statistiche sui fattori di produzione agricoli (SAIO). Finora i dati raccolti comprendevano solo le vendite di pesticidi e solo ogni cinque anni. La nuova legislazione prevede che i dati sui pesticidi vengano raccolti annualmente e in modo piu’ dettagliato. I dati sulle vendite e sull’uso riguarderanno tutti i pesticidi, sia che vengano venduti o utilizzati sulla base di un’autorizzazione standard o di un’autorizzazione “di emergenza”, e distingueranno tra agricoltura “convenzionale” e biologica. I dati relativi agli input chimici in agricoltura devono includere non solo i pesticidi, ma anche i fertilizzanti e i prodotti veterinari.
Tuttavia, la raccolta annuale dei dati dovrebbe iniziare solo nel 2028 (per l’anno di riferimento 2026), il che significa che i dati rilevanti sui pesticidi potrebbero non essere raccolti abbastanza presto per misurare i progressi verso gli obiettivi di riduzione dei pesticidi stabiliti nella strategia Farm to Fork. Inoltre, i dati sull’uso dei pesticidi saranno raccolti ogni anno solo se e quando verra’ adottato un altro atto dell’Ue che richiedera’ agli utilizzatori professionali di pesticidi di trasmettere le loro registrazioni sull’uso dei pesticidi in formato elettronico.
Sebbene il principio “chi inquina paga” sia sancito dal Trattato Ue e stabilisca che il costo della prevenzione, della riduzione o della riparazione del danno ambientale debba essere sostenuto da chi inquina (e non dal contribuente) in caso di inquinamento idrico da sostanze utilizzate in agricoltura, e’ difficile applicare questa regola. Poiche’ i bacini idrografici sono molto estesi, e’ difficile stabilire chi abbia effettivamente inquinato e in che misura l’applicazione del principio “chi inquina paga” nelle politiche e nelle azioni ambientali dell’Ue, ha concluso che chi inquina non sostiene tutti i costi dell’inquinamento idrico, affermando che “l’agricoltura, il settore che esercita le maggiori pressioni sulle risorse rinnovabili di acqua dolce, contribuisce in misura minore”. Uno studio del 2011 ha stimato che in Francia le spese aggiuntive pagate dalle famiglie a causa dell’inquinamento agricolo sono state fino a 494 euro per famiglia all’anno per le localita’ piu’ colpite”.

Nei Paesi Bassi, circa il 40 per cento dell’acqua potabile proviene da acque superficiali e, nel periodo 1991-2000, i costi totali causati dalla presenza di pesticidi nelle fonti di acqua potabile sono stati calcolati in 244 milioni di euro. In Francia, uno studio del 2015 ha stimato che, ogni anno, si spendono 260-360 milioni di euro per i trattamenti legati alla pulizia dell’acqua potabile dai pesticidi.

In Loire-Atlantique, nell”Est della Francia, Atlantic’Eau ha dovuto investire 6,5 milioni di euro per l’ammodernamento dell’impianto. Questo costo comprende una serie di lavori di ammodernamento, quindi e’ difficile stimare il costo della sola eliminazione del S-metolaclor, anche se secondo le stime di Atlantic’Eau si aggira tra i 2,5 e i 3 milioni di euro per una produzione di 600 m³/h. Secondo Laurent Caderon, presidente di Atlantic’Eau, per ottenere una riduzione significativa e rapida dell’inquinamento da nitrati, sarebbe necessario eliminare tutte le colture nel raggio di 750 metri. Non esiste un modello affidabile per la lisciviazione dei pesticidi.

“Nelle trattative con i professionisti dell’agricoltura, ci siamo basati sulla stessa superficie [dei nitrati], ma idealmente tutti i pesticidi dovrebbero essere banditi dal bacino idrografico”, afferma. Ma al momento si tratta solo di un desiderio, dato che si tratta di un terreno fertile, molto ambito dagli agricoltori. “Per ora, il costo dell’inquinamento dell’acqua e’ a carico dei clienti dell’intera regione che copriamo, ed e’ per questo che il costo non e’ salito alle stelle per coloro che ricevono l’acqua da Plessis-Pas-Brunet. Ma le soluzioni tecniche non sono soluzioni a lungo termine”, aggiunge.

Tuttavia, ritiene che non debba essere l’agricoltore a farsi carico dei costi aggiuntivi della depurazione dell’acqua. “Gli agricoltori usano quello che gli viene dato e gli viene detto che questi prodotti sono sicuri. e’ l’industria che dovrebbe essere ritenuta responsabile”.